giovedì 3 marzo 2011

Bulli e vittime: chi sono costoro?

Il bullismo a scuola è un fenomeno significativo. E’ quanto emerge da un’indagine compiuta nelle scuole medie italiane (vedi il precedente post "La società degli adolescenti"): più di 6 ragazzi su 10 hanno vissuto “da vicino” questa esperienza. Vittime loro stessi o qualche loro amico.
I dati ci danno altre informazioni interessanti: tra ragazzi e ragazze non c'è praticamente differenza: anche tra le ragazze il fenomeno è altrettanto diffuso. Non ci ha stupito, come invece crediamo sia successo agli adulti, che anche tra di esse ci siano tante ”bulle” o “assistenti bulle”. La differenza sta nel modo di esserlo, come è emerso dai focus group, svolti a completamento dell’indagine in ogni scuola che ha partecipato all’inchiesta, e anche dalle discussioni continuate in classe: il bullismo maschile è più fisico, è fatto più di scherzi pesanti, dispetti, botte, e si nota, si vede; quello femminile è più psicologico, fatto di sguardi denigratori, sorrisini maligni, isolamento, e spesso passa inosservato.


Amicizia e non solo rimproveri
I cosiddetti bulli -e anche le bulle, non dimentichiamocelo!- aumentano in una società che
offre loro modelli sempre più violenti. Ma chi sono in realtà questi bulli? È vero che sono
ragazzi e ragazze che, per sentirsi accettati “schiacciano” gli altri. È anche spesso vero
che provengono da famiglie che non li seguono abbastanza, che hanno genitori distratti,
spesso incapaci di trasmettere loro i valori del rispetto e della solidarietà verso gli altri. Non
crediamo che però sia tutto qui e siamo convinti che per capire davvero questo preoccupante
fenomeno occorra guardarci dentro, pensare a come siamo noi ragazzi e a cosa potremmo
sentire in determinate circostanze. Tutti noi proviamo un’infinità di sentimenti: amore, gioia,
dolore, tristezza… Ma quando qualcuno di noi sente la mancanza di compagnia, di amicizia,
di calore umano fa di tutto per ottenere queste cose. E, se nessuno gliele dà, spazzati via
buoni sentimenti, cerca di ottenerle con quello che gli resta, cioè con la rabbia, una rabbia
che diventa violenta, cattiva. Forse, l’unico modo per aiutare un bullo è stargli vicino, non
con l’atteggiamento di chi dice: “guarda, sono qui per aiutarti a diventare come me”, ma con
un semplice: “sono tuo amico”. Questo è, secondo noi, il giusto approccio. Perché i bulli e
le bulle, alla fin fine, si sentono incredibilmente soli, senza punti di riferimento positivi e
persi in un oceano in tempesta, dove un po’ d’amore serve per rimanere a galla e continuare
a vivere con un sorriso in un mondo che non è sempre quello che vorremmo.

Vittime, senza speranza?
Ci siamo chiesti chi siano le vittime dei bulli e ne abbiamo fatto un identikit. Sono sensibili,
fragili, all’apparenza calme, ma anche ansiose ed insicure. Sono ragazze o ragazzi che, se
attaccati, si chiudono in sé stessi o reagiscono piangendo. Spesso soffrono di scarsa autostima
ed hanno un’opinione negativa della propria persona. Nelle attività sportive sono impacciati,
se si gioca restano in panchina, perché faticano a socializzare con gli altri o temono di fare
brutta figura. Fisicamente possono essere gracili o un po’ più grassi della media, ed è da qui,
dal loro aspetto fisico, che molte volte partono gli attacchi del bullo. Frasi come: “Arriva
la balena!” o “Sembri una tavola da surf!” a qualcuno potrebbero far ridere, ma la vittima
del bullo non ride. Si rattrista, si chiude o se la prende. Potrebbe alzare le spalle, potrebbe
far finta di niente, ma invece ci soffre, sta male. Se riesce a reagire, lo fa in modo goffo, si
confonde, perde la calma e inciampa sulle parole. Solitamente a scuola vive una condizione
di solitudine, di isolamento. Ma la cosa più triste è che le vittime non raccontano a nessuno
le loro angosce e fingono, tacendo, che tutto vada bene; ci sembra quasi si convincano, per
soffrire meno, che i rapporti giusti con i compagni sono quelli che stanno vivendo. A tutte le
vittime dei bulli chiediamo di parlare con qualcuno, di fare lo sforzo di raccontare cosa sta
loro succedendo, senza vergogna, perché sicuramente non hanno nessuna colpa.

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